Mentre teniamo in mano i nostri dispositivi ultramoderni è curioso ricordare il dispositivo da cui tutto è partito.
Oggi siamo circondati da smartphone dotati di tecnologie all’avanguardia, che sfidano continuamente i confini dell’innovazione, ed è facile dimenticare le radici da cui tutto ha avuto inizio. La maggior parte delle persone crede che a dare il via a questa grande rivoluzione tecnologica sia stata Apple con il suo primo iPhone nel 2007, ma in realtà c’è un precedente meno noto che risale addirittura ai primi anni ’90.
Prima di svelare l’identità di questo modello, facciamo un passo indietro per apprezzare il contesto in cui nacque. Nel 1983, il mondo vide per la prima volta un telefono cellulare destinato al grande pubblico: il Motorola DynaTAC 8000X. Questo dispositivo, benché rivoluzionario, si poteva definire tutto tranne che “smart”. Era pesante, ingombrante, con un’autonomia di conversazione di appena 30 minuti dopo 10 ore di ricarica, e tuttavia era un vero e proprio salto nel futuro. In quegli stessi anni, però, un’altra azienda stava lavorando a qualcosa di ben più rivoluzionario.
25 anni fa, il primo smartphone aveva addirittura il touch screen
Qualche anno dopo, quando l’industria tecnologica stava ancora esplorando le potenzialità dei telefoni cellulari, un gigante dell’informatica presentò un dispositivo che avrebbe ridefinito il concetto di comunicazione mobile. Nel 1992 venne infatti presentato l’IBM Simon Personal Communicator, considerato il primo vero smartphone della storia. A differenza dei suoi predecessori, Simon offriva una gamma di funzionalità che andavano ben oltre la semplice capacità di effettuare chiamate.
Dotato di uno schermo touchscreen monochrome LCD di 4,5 x 1,4 pollici, richiedeva l’uso di uno stilo per navigare tra le varie funzioni. Tra queste c’era la capacità di inviare e ricevere email e fax, un calendario, un’agenda, una calcolatrice, un orologio mondiale e un blocco note. Era spesso 1,5 pollici e pesava più di un chilo, con una durata della batteria che si esauriva in soli 60 minuti di utilizzo. Nonostante ciò, era il primo assaggio di quella che oggi chiamiamo “tecnologia mobile”.
Quando fu lanciato sul mercato, il Simon era considerato un oggetto di lusso, con un prezzo che, al giorno d’oggi, si aggirerebbe intorno ai 1.800 dollari. Era un ibrido tra un telefono cellulare e un personal digital assistant (PDA), nonché un antenato di quello che sarebbe diventato un elemento onnipresente nella nostra vita moderna: lo smartphone.
Guardando indietro, è sorprendente riflettere su quanto sia cambiato il mondo degli smartphone in tre decenni. Da un dispositivo che sembrava più un mattone tecnologico, siamo passati a meraviglie dell’ingegneria che stentiamo a credere possano contenere tanta potenza in così poco spazio. Eppure, senza l’IBM Simon, chi può dire se avremmo raggiunto lo stesso livello di innovazione che diamo per scontato oggi?