I social saranno costretti a pagare i giornali di cui pubblicano i contenuti: la proposta del Governo che sa di rivoluzione.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un rovinoso quanto inarrestabile declino dell’editoria cartacea e digitale. Sono sempre meno le persone che comprano giornali cartacei e sono ancora pochissime coloro che decidono di pagare un abbonamento alla versione digitale dei prodotti di stampa.
Questo non significa che le persone abbiano smesso di leggere. Al contrario: il tempo che si trascorre sui social, soprattutto su un social vecchio stampo come Facebook, è meno di prima è comunque moltissimo. Anche se le nuove generazioni lo fanno sempre meno, preferendo di gran lunga fruire di video e di fotografie, gli utenti “vecchio stampo” utilizzano i social anche per diffondere contenuti giornalistici attinti direttamente dalla stampa on line.
Come sa benissimo chi lavora nel settore, quando un articolo viene condiviso sui social, magari più volte, e diventa virale, dai social arrivano quantità di click impensabili per un articolo che non riceve sostegno e condivisione su questo tipo di piattaforma.
Proprio per questo motivo, considerando che i social sono in grado di monetizzare sulla presenza on line degli utenti e sulle loro interazioni, i governi di tutto il mondo cominciano a pretendere una fetta della torta.
La notizia più recente arriva direttamente dall’Indonesia, dove il governo è ormai pronto a varare una serie di norme con cui si intende obbligare i social a pagare per i contenuti dei giornali che i loro utenti condividono sulle loro piattaforme.
In pratica, si pretende che Facebook (il social che viene preso come riferimento in questo caso perché è quello sui cui più spesso vengono condivisi articoli di giornale) versi una quota agli organi di stampa digitale a cui appartengono i contenuti condivisi dagli utenti. La manovra ha l’obiettivo di sostenere economicamente la stampa nazionale di un Paese mettendo le mani su una parte degli introiti che il giornalismo digitale riesce a generare on line.
L’Indonesia non è stato il primo Paese del mondo a tentare questa strada. Ci hanno provato anche l’Australia e il Canada. Il risultato? L’Australia ha ottenuto circa 200 Milioni di Dollari da Meta, ma si tratta soltanto di una percentuale minuscola rispetto a quanto era stato richiesto inizialmente. Dopo le prime richieste, infatti, Meta ha limitato la condivisione dei contenuti dei media australiani sulle proprie piattaforme ed è riuscita, con questo ricatto, a ridiscutere l’accordo.
Una cosa simile è accaduta in Canada, dove sono ancora attive restrizioni simili: non è possibile condividere via Facebook articoli prodotti dalla stampa digitale canadese. Non si sa bene come finirà la vicenda in Indonesia ma sembra sempre più chiaro che non sia questa la strada da percorrere: Meta sta dimostrando di essere perfettamente in grado di difendere il proprio privilegio e di non aver bisogno degli articoli della stampa internazionale per produrre visualizzazioni.
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