Da qualche giorno circola sul web il nome di GoldDigger, il virus in grado di aggredire gli iPhone. Scopriamo quanto c’è di vero.
GoldDigger è il nome dell’ultimo spauracchio dei possessori di iPhone. In rete si moltiplicano i video dei creator impegnati a lanciare l’allarme sul trojan ‘rubavolti’ che infetta gli iPhone impossessandosi dei dati biometrici degli utenti.
In questo modo grazie all’intelligenza artificiale il malware metterebbe nelle mani dei cybertruffatori tutto l’occorrente utile a creare deepfake. Per poi passare a svuotare in men che non si dica i loro conti bancari.
Esagerazioni? Allarmismi? Oppure c’è qualcosa di vero? La cosa appare strana perché i sistemi operativi di Apple sono noti per l’efficacia del loro filtro anti-trojan. Una resistenza che vale in particolare per iOs, il sistema operativo di Apple.
GoldDigger, il virus che colpisce gli iPhone è davvero così pericoloso?
A quanto pare la notizia del malware che ruba le facce degli utenti degli iPhone ha una portata decisamente meno estesa di quello che sembra. Diversi blog e siti hanno citato società che si occupano di cybersicurezza e che nei giorni scorsi hanno iniziato a parlare del primo virus per iPhone. Ne ha parlato ad esempio Group-IB, società di i cybersecurity con un buon seguito su LinkedIn.
Il report di Group-IB parla in effetti del trojan GoldDigger, inizialmente progettato per aggredire Android e successivamente adattato anche a iOs. Il malware sarebbe capace di raccogliere ogni genere di dati, dagli SMS fino ai dati registrati dal riconoscimento facciale. Tutta questa mole di informazioni consegnerebbe al trojan un vero arsenale di dati. Tutto quello che serve per creare un deepfake delle vittime, avere accesso alle app bancarie e reindirizzare il loro denaro su altri conti correnti.
Stando a queste informazioni, il nome completo del trojan sarebbe GoldPickaxe.iOS. Sarebbe in grado di sfruttare la piattaforma di beta testing di Apple: TestFlight, dedicata agli sviluppatori per testare appunto le app per gli iPhone. Il malware appare effettivamente menzionato nel report di una società di cybersicurezza. Ma al di là della ricerca di Group-IB non risulterebbero altri riferimenti. Insomma, allo stato attuale delle cose GoldDigger sembra soprattutto una preoccupazione dei blogger di casa nostra e di qualche conversazione social. Di certo non dei maggiori portali consacrati alla tecnologia e alla cybersicurezza.